Descrizione
Percorrendo la via che conduce alla Rocca di Arquata del Tronto, potrete ammirare la Chiesa della Santissima Annunziata.
Dalla facciata molto semplice presenta un portale scolpito in arenaria e un interno a unica navata in cui sono custoditi altari lignei, una tela dell’Annunciazione del XVI sec. e un Crocifisso intagliato e dipinto che alcuni studiosi fanno risalire all’arte spoletina del XIII sec. Raffigura, come avveniva rappresentare a quel tempo, un rigido Cristo crocifisso con le braccia distese e gli arti inferiori paralleli. Fu realizzato da due monaci benedettini, i frati Raniero e Berardo, che hanno lasciato inciso i loro nomi alla base dell’opera. Un attento ed accurato restauro effettuato nel 1973 ha fatto risaltare ancor più il suo originale rivestimento pittorico, prima ricoperto da altri strati di pitture.
Fin da sempre il crocifisso è stato oggetto di diatriba e venerazione tanto che, nel 1680, a seguito di una lotta tra ascolani ed arquatani, questi ultimi trafugarono dalla Chiesa di San Salvatore di Sotto di Ascoli Piceno il crocifisso come trofeo da esporre in segno di vittoria e lo portarono nella chiesa della frazione di Borgo (vedi pagina della frazione di Borgo). Gli ascolani raggiunsero poi i loro assalitori in un luogo tra Favalanciata (frazione di Acquasanta Terme) e Trisungo e, nel corso dello scontro, il crocifisso venne appoggiato ai piedi di una grande quercia. Qui la storia diventa leggenda in quanto si narra che, miracolosamente, i rami della quercia si piegarono come in un abbraccio verso il popolo di Arquata, quasi come a volerlo proteggere. Questo gesto fu interpretato da tutti come la volontà divina che il crocifisso rimanesse con essi qui tra i monti, tanto che gli ascolani si ritirarono.
Curiosità: Oggi la zona è conosciuta come Piè di Sanguinaria e pare che, a quel tempo, le acque del fiume Tronto per giorni rimasero tinte di un rosso intenso.
Nel 1855 l’Italia venne investita da un’epidemia di colera che mieté vittime un po’ ovunque ma, il centro di Arquata del Tronto, seppur anch’esso colpito, fu risparmiato e non vi furono morti. Fu ritrovato un manifesto dell’epoca che riportava scritta un’invocazione all’immagine del Santissimo Salvatore proprio in riferimento a questo avvenimento. Come ex-voto, gli arquatani fecero produrre una corona argentea che, ancora oggi, è posta sul capo del Cristo crocifisso e che reca inciso: ARQUATA COLERAE MORBO SERVATA. SALVATORI SUO D.D. 1855.