Descrizione
Abeto è un piccolo paese che sorge a 980 mt. s.l.m. distante solamente 10 km da Preci. La frazione nacque intorno al X sec. su uno sperone roccioso sul fianco del Monte Saino quasi sicuramente per motivi di difesa, visto le numerose invasioni di popoli stranieri che imperversavano sulla valle.
L’origine del suo nome deriva dalla presenza di un bosco di abete bianco che qui prima si trovava e risalente al periodo delle glaciazioni e di cui oggi, a causa dell’evolversi del clima e del disboscamento per opera dall’uomo, non è rimasto più nulla; attualmente si possono ammirare boschi di latifoglie composti da frassini, carpini neri, noccioli, aceri e roverelle.
Tutt’intorno al castello fortificato, che era stato edificato a pianta triangolare e che si elevava dove oggi si trova la Chiesa di San Martino, cominciarono a sorgere le prime abitazioni. Negli anni il progressivo e costante incremento demografico portò alla costruzione di alloggi anche sotto la rocca ma purtroppo il paese, gravemente danneggiato dal terremoto del 1328 e completamente distrutto da quello del 1703, subì una importante migrazione ed alcune di queste case non vennero più ricostruite. A testimonianza dell’ampiezza del vecchio paese, nella parte bassa, oggi rimangono solo i ruderi.
Abeto fu dipendente fino alla metà del XIII sec. dall’Abbazia di Sant’Eutizio ma nel 1250 venne ceduto al comune di Norcia insieme ad altri castelli della zona.
L’agricoltura e la pastorizia hanno rappresentato la principale fonte economica ma gli abetani erano anche abili norcini, antica tradizione che veniva tramandata di padre in figlio e che consisteva nella macellazione e lavorazione della carne del maiale, tanto che durante il periodo invernale gli uomini lasciavano le loro famiglie per andare ad esercitare l’attività nelle grandi città del Lazio e della Toscana.
In Piazza Cesqui si trovano il momento ai caduti delle due Grandi Guerre Mondiali eretto dagli abitanti in ricordo dei concittadini che hanno perso la vita lottando per la patria ed una bella fontana del 1884 con rappresentate tre figure zoomorfe dall’aspetto elegante e signorile.
Una targa posta invece sulla parete di un edificio rammenta che nel 1925 il paese di Abeto fu collegato attraverso una strada rotabile alla vallata che era attraversata dalla carrozzabile che conduceva a Norcia.
La Chiesa di San Martino, dedicata al santo più popolare dell’alto medioevo, venne fondata nel X sec. su “solo lateranense”, ovvero sul luogo dove un tempo sorgevano delle fortezze che lo Stato Pontificio, a causa di ribellioni e lotte politiche, aveva fatto demolire. Nei secoli ha subito numerosi rifacimenti e restauri, soprattutto dopo l’ultimo terremoto del 1703, fino ad assumere nel 1855 l’aspetto neoclassico che è possibile ammirare oggi con l’imponente scalinata che culmina in un porticato. Il campanile a torre venne invece costruito nel 1761. Al suo interno si possono ammirare numerose opere d’arte tra cui tele, statue e candelabri e conteneva anche una pregevole tempera su tavola eseguita nel 1400 da Neri di Bicci e raffigurante la Madonna della Neve contornata da un coro di angeli oggi custodita presso il Museo Diocesano di Spoleto. Il fonte battesimale risale al 1515 e l’organo invece, costituito da un unico corpo sonoro e collocato in cantoria spora l’ingresso principale è del 1769; in sagrestia sono invece raccolte numerosi suppellettili liturgici, paramenti sacri e reperti archeologici.
A testimonianza della fase romana dell’abitato di Abeto, ai piedi della scala che sale alla chiesa, si trova un cippo funerario sul quale è ancora possibile leggere: “COPIAE FELICITATI C. CAPIUS EPITANUS CONIUGI BENEMENRENTI ET SIBI”.
A valle, in località Fiano di Abeto, il cui nome deriva da fanulum, diminutivo di fanum, neologismo lessicale pagano indicante “luogo sacro”, si trovano sei grotte preistoriche a pianta quadrangolare ed a unica cella, utilizzate come tombe rupestri e nelle quali sono stati ritrovati più di 400 esemplari tra utensili ed antichi manufatti risalenti a 200.000 anni fa, come ad esempio piccoli coltelli, pugnali, punte di lance e di frecce, a dimostrazione della presenza dell’uomo qui fin da epoche remote, e che oggi sono esposti al Museo Preistorico “Bellucci” di Perugia.
Nel XVI sec. venne eretta la Chiesa di San Michele Arcangelo sui resti di un tempio romano dedicato a Giove.
Degne di essere menzionate anche due torri colombare di cui una posta al centro dell’abitato dove venivano allevati i colombi indispensabili alla fertilizzazione dei terreni con la produzione del concime detto “palombina”.