Descrizione
La grotta della Sibilla: un luogo magico da valorizzare, un nuovo romanzo che ne racconta la storia
Michele Sanvico, perché scrivere un romanzo sulla Sibilla?
Il Monte della Sibilla è un enigma che sfida la nostra immaginazione ormai da molti secoli. Sono presenti tuttti gli elementi tipici di un grande mistero: una montagna solitaria, una grotta il cui accesso è oggi precluso, una leggenda, quella della Sibilla dimorante sulla montagna, che ha attraversato nel tempo l’intera Europa.
Intende dire che la leggenda della Sibilla era conosciuta anche al di fuori della zona dei Sibillini?
Certamente. Pensate: in passato, nobili ed eruditi si spingevano dalle loro nazioni d’origine fino ai Monti Sibillini, affrontando viaggi disagevoli, attraverso contrade malsicure, fino ad arrivare a Norcia o a Montemonaco. Si trattava all’epoca di zone montuose solitarie ed impervie. E tutto per poter salire sul Monte della Sibilla. Arrivare fino alla grotta. Anche in epoche recentissime, nel secondo dopoguerra, ad esempio.
Ma perché tutto questo interesse per il Monte della Sibilla da parte degli stranieri?
Perché – e di questo molti in Italia non sono coscienti – il Monte della Sibilla altro non è che il “Venusberg”, la favolosa montagna presso la quale si svolge la leggenda del cavaliere tedesco Tannhäuser. E Tannhäuser è un mito popolare e notissimo in area germanica. Basti ricordare l’omonima opera, scritta nel diciannovesimo secolo da un gigante della musica come Richard Wagner.
Ma la grotta in passato è stata sempre inaccessibile?
No. La grotta della Sibilla è stata aperta per molti secoli. E ciò che quei viaggiatori trovavano al suo interno è narrato in varie opere. Il poema di Andrea da Barberino “Guerrin Meschino”, ad esempio, o anche il “Paradiso della Regina Sibilla”, scritto dal gentiluomo provenzale Antoine de La Sale.
Secondo la tradizione, la Sibilla era un oracolo, ma anche una maga, il cui palazzo era situato nelle viscere della montagna, proprio sotto la vetta. Qualcuno ha mai provato a effettuare scavi sulla cima del Monte della Sibilla?
Lavorare sulla cima, tra rocce nude ed intemperie, è estremamente difficoltoso. Ma moltissimi si sono cimentati nell’impresa. Ricordiamo, ad esempio, gli scavi di Domenico Falzetti e Fernand Desonay, durante il Ventennio; l’esplorazione di Cesare Lippi-Boncambi, geologo perugino; e i numerosissimi scavi non autorizzati, che hanno provocato il completo danneggiamento dell’ingresso della grotta. Fino ad arrivare alle prospezioni geognostiche eseguite solo una decina d’anni da, con risultati interessantissimi.
E il suo libro racconta tutto questo?
“Abyssus Sibyllæ” è una immersione totale nel mito della Sibilla: un abisso oscuro e sinistro, nel quale immergersi completamente, con la sensazione di penetrare un mistero inquietante. Un mistero più antico delle montagne stesse. Perché il mito non nasce dal nulla. Qualcosa, qualcuno ha dimorato – o dimora – all’interno di quella montagna. E i numerosi personaggi storici che accompagnano il lettore, stregati nei secoli dalla favola della Sibilla, non potranno che confermarlo.
Da dove nasce l’idea di scrivere questo libro?
L’idea nasce da una escursione. Da un sopralluogo eseguito sulla cima del Monte della Sibilla. Chiunque può salire sulla cima e osservare con i propri occhi. E’ vero, l’ingresso della grotta è bloccato, ostruito. Ma se fosse possibile … E’ proprio da questo “se” che è germogliata l’idea del romanzo.
L’attività di ricerca e documentazione è stata laboriosa?
Sì, ma eccitante ed entusiasmante. E’ stato come seguire un filo che si andava snodando attraverso i secoli. Ogni riferimento storico o letterario conduceva a nuovi riferimenti, a nuove opere e a nuovi autori. Sembra incredibile, ma la leggenda della Sibilla è stata citata da poeti e scrittori di primissimo piano, come Ariosto e Goethe.
Pensa che un libro come “Abyssus Sibyllæ” possa contribuire alla valorizzazione del territorio?
Sì, e questo è un punto fondamentale. Una volta tutti conoscevano la leggenda della Sibilla. Oggi, questa memoria si è persa. La gente, in Italia, non ne sa nulla, non è interessata. Gli amministratori locali non sanno neanche di cosa si stia parlando. Loro pensano che con il paesaggio, i prodotti tipici e la gastronomia si esaurisca la gamma dei richiami per i turisti. E invece la Sibilla è – tanto per restare in tema – un “abisso” di possibilità.
A quali possibilità si riferisce?
I politici locali, gli albergatori, i ristoratori non si rendono neanche conto di avere tra le mani una “bomba” turistica, già innescata da secoli e secoli di tradizione. Se comprendessero quanti tedeschi, inglesi, francesi sarebbero oggi disposti a visitare i luoghi della Sibilla e di Tannhäuser, forse cambierebbero idea e si morderebbero le mani per non averci pensato prima. In questo senso, il mio libro fornisce un importante contributo. Perché racconta praticamente tutta la storia del Monte della Sibilla. Nel corso di un’indagine condotta con tecniche investigative, sui “luoghi” del delitto, dal protagonista, affascinato dal mito.
Insomma, “Abyssus Sibyllæ” è un thriller storico-letterario?
Cercare la verità. Trovare le tracce del mito, risalendo fino al mondo classico, perduto nelle nebbie del tempo. Esplorare la montagna e la città di Norcia, chiave della storia e borgo trasformato in insediamento ricco di segreti iniziatici, tra le cui pietre ricercare gli indizi della presenza della Sibilla. Il romanzo è immerso in atmosfere irrequiete, oscure. Sospeso tra scenari investigativi, che possono solleticare lettori già affascinati da libri quali “Il nome della rosa” di Eco, e lo smarrimento provocato da scoperte sinistre, dense di inquietudine arcana, che possono richiamare ad alcuni certe ambientazioni tipiche del gotico americano, ad esempio H. P. Lovecraft.
Quali sono i suoi programmi per il futuro, in termini letterari?
Bè, naturalmente ho idee per nuovi libri, ma non voglio anticipare i tempi. Quello che mi piacerebbe fare, ora, è portare in giro tra i meravigliosi borghi attorno ai Monti Sibillini la speciale presentazione da me preparata su “Abyssus Sibyllæ” ed il mito della Sibilla. Perché salvare la memoria è importante, soprattutto nel territorio di riferimento. E’ per questo che sono in contatto con varie associazioni culturali, tra le Marche e l’Umbria. Un interesse c’è. E questo, visti i tempi che stiamo vivendo, è un segno importante e meraviglioso, che va alimentato.
A cura della redazione di SibilliniWeb
Per Approfondimenti: http://www.abyssus-sibyllae.it