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Montefortino> Itinerario Le Gole dell’Infernaccio e L’Eremo di San Leonardo

Descrizione

ATTENZIONE: Per ordinanza del Comune di Montefortino, in caso di Allerte Meteo sul territorio, il sentiero NON è praticabile! E’ consigliato sempre l’utilizzo del caschetto.

Ubicazione: a soli 12 km da Montemonaco (AP) ed a 6 da Montefortino (FM)

Lunghezza del Percorso: circa 9,5 km

Altitudine: Partenza a mt. 900 s.l.m. Arrivo a mt. 1150 s.l.m.

Difficoltà del percorso: Facile. Per escursionisti e famiglie con bambini

Durata del Percorso: 1:30 h circa (Andata) + 1:30 h circa (Ritorno)

Periodo Consigliato: da Maggio a Novembre (In inverno è molto pericoloso per rischio valanghe)

RACCOMANDAZIONE: Si consiglia l’utilizzo del caschetto durante l’attraversamento delle Gole. E’ possibile la caduta di sassi dalle montagne sovrastanti

Cenni Storici delle Gole dell’Infernaccio e Eremo di San Leonardo

Le Gole dell’Infernaccio, o semplicemente Infernaccio, sono delle gole naturali formate dal fiume Tenna. Queste si trovano nel comune  di Montefortino in provincia di Fermo, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini e sono tra le gole più suggestive dell’Appennino umbro-marchigiano.

Le Gole dell’Infernaccio sono un importante luogo di escursioni e passeggiate, specialmente per il refrigerio offerto da queste durante l’estate. La Gola dell’Infernaccio apre la strada a diversi percorsi turistici ed escursionistici tra i più famosi di tutta la catena dei Monti Sibillini: la Cascata nascosta, la Sorgente del fiume Tenna (Capotenna) e l’Eremo di San Leonardo.

Pochissime persone erano a conoscenza di una antichissima chiesetta situata a strapiombo su di uno sperone proprio sopra la gola dell’Infernaccio; qualche pastore o escursionista occasionale e solamente consultando qualche vecchia cartina topografica era possibile rintracciare il luogo dove era presente una piccolissima croce segno inequivocabile della presenza in passato di una minuscola chiesa.

Quando Pietro Lavini cominciò a scavare nei dintorni con l’intenzione di ricostruire quell’antico edificio, don G. Crocetti, che per primo successivamente ne descriverà la storia in un suo libro (S. Leonardo: l’eremo dei Sibillini), gli raccomandò di fare molta attenzione perché poteva trovare delle meravigliose sorprese tra i ruderi di uno degli eremi più antichi e belli di tutte le Marche.

Ma come mai fu costruito un tempio in una zona così difficilmente raggiungibile impervia e molto scomoda??

Per rispondere a questa domanda bisogna fare senz’altro un bel tuffo nel passato e considerare e comprendere al meglio le origini e lo sviluppo che ha avuto il Golubro nel corso dei secoli. Uno dei motivi principali sta nel fatto che il Golubro era la via più breve e accessibile per tutte quelle popolazioni che si trovavano al di qua e al di là dell’Appennino. La via che univa le due vallate diametralmente opposte (quella del fiume Nera che si riversa nel Tevere e quella del fiume Tenna che sfocia nell’Adriatico), offriva una delle migliori possibilità di collegamento tra un versante e l’altro.

L’unico problema era l’attuale gola dell’Infernaccio e quindi la necessità di una via che sfiorando lo sperone che si trova a picco sulla gola, collegasse i due versanti. Infatti, anticamente la strada che collegava Capotenna con la Val Nerina , passava nel pianoro antistante all’eremo. Per chi proveniva da Amandola si costeggiava il Tenna fino a Tre Ponti sotto Montefortino dopo di che si proseguiva verso i Campi di Vetice e quindi si risaliva per l’eremo attraverso il Fosso Rio. Poi, proseguendo verso Capotenna si attraversava il valico di Passo Cattivo e si raggiungeva la Val Nerina.

Quando gli ultimi monaci camaldolesi abbandonarono l’eremo dopo circa una quarantina di anni, tra i vari motivi ci fu quello dell’esistenza di una nuova strada che conduceva a Roma attraverso Norcia, Visso ed altri luoghi (..di una strada che vi passa a lato e che duce a Roma, a Norzia, a Visse et altri luoghi che dalli tempi buoni è molto frequentata..).

Stando alle ultime parole, si può affermare che molte persone nel passato erano costrette chiaramente a percorrere il Golubro; con l’avvento poi dell’industrializzazione e lo spopolamento delle montagne molte cose sono cambiate ma un tempo la pastorizia, la transumanza, l’agricoltura erano la vera ricchezza. La montagna era piena di gregge e pastori i quali all’inizio di ogni inverno conducevano le loro pecore a svernare presso le campagne romane.

Tutte le mulattiere sotto la Priora erano un via vai di bestiame seguiti dai propri padroni ben attrezzati e con carri al seguito. I muli trasportavano le poche masserizie ed indumenti per affrontare le temperature rigide dell’inverno.

Oltre ai pastori vi erano anche i carbonai che traevano un’ottima fonte di guadagno con questa attività prima dell’avvento del gas. E poi molti operai, persone che andavano a caccia di lavoro verso Castelluccio, commercianti che si muovevano verso Roma per affari, di briganti che derubavano i viandanti per trovar rifugio sicuro tra questi monti. Ed inoltre, persone che si dirigevano verso la Città Eterna per devozione. E proprio il ritrovamento di una medaglia da parte di P. Pietro Lavini tra le macerie dell’eremo a confermare quest’ultimo fatto.

Nel suo libro “Lassu sui monti”, racconta che il rinvenimento della medaglia non è importante per il suo valore in se ma quanto perché ci offre la possibilità di ricostruire storia ed eventi nel Golubro. Da un lato si intravedono le facciate di quattro basiliche con in basso la scritta Roma. Sull ‘altro i Santi a cui sono dedicati: S. Pietro con la chiave in mano, S. Paolo con la spada, S. Giovanni Battista che battezza lungo il Giordano e la Madonna con in braccio Gesù. Si legge anche una data: 1625 ed è questa la cosa più importante spiega Padre Lavini. Infatti la Chiesa ogni 25 anni dà la possibilità di ottenere il condono delle proprie colpe. Il 1625 ricorda un Anno Santo e quindi il passaggio, nel Golubro, di una persona che si è recata a Roma per acquistare l’indulgenza.

Poi, durante il viaggio di ritorno, si è fermata all’eremo ove i monaci avevano adibito alcune stanze per la sosta dei pellegrini; proprio in una di questa P. Pietro Lavini ha rinvenuto il medaglione.

E’ una delle molte testimonianze dalle quali si può dedurre che la via del Golubro ebbe un ruolo fondamentale nella storia ma senza tener conto di tutto questo, non si riuscirebbe a capire fino in fondo del perché molto tempo fa su quello “scoglio” a strapiombo sulla gola e alle pendici del Monte Priora sia nata una chiesetta che, ancora oggi grazie alle forte vocazione di Padre Pietro Lavini, continua ad essere meta di pellegrinaggi continui….proprio come allora!

Padre Pietro Lavini è venuto a mancare il 9 Agosto 2015.

Intinerario Le Gole dell’Infernaccio e l’Eremo di San Leonardo

Da Montemonaco (AP), bisogna uscire dal paese in direzione Montegallo ed a soli 500 mt fuori dal paese, si deve seguire le indicazioni per Rubbiano – Gole dell’Infernaccio al bivio che si incontra.

Dopo circa 8 km, e dopo aver attraversato alcune frazioni, si arriva al bivio che porta al parcheggio dell’inizio del percorso. La località di riferimento è Rubbiano (AP), nei pressi di Montefortino e non distante da Montemonaco (il paese ai piedi del Monte Zampa, montagna che da’ il nome a tutta la catena dei Sibillini).

Dopo circa 2 KM si arriva in una specie di slargo che termina con 2 blocchi di cemento lasciati lì allo scopo di impedire l’ulteriore traffico di autoveicoli. Dopo aver parcheggiato (non è facile da trovare nei weekend estivi vista la quantità di visitatori) proseguire dritto e prendere la strada brecciata (ghiaiata) per circa 800 mt. in leggera discesa che porta di fronte all’ingresso della gola dell’Infernaccio.

Le Pisciarelle, piccole cascate a goccia che si trovano di fronte all’ingresso alla Gola dell’Infernaccio. Scendendo verso la gola sentirete, a fondovalle, sulla vostra destra, l’eco del torrente che comincia a prendere velocità, tuttavia non vi sarà possibile vederlo perchè ricoperto da abbondante vegetazione.

Continuando a scendere vi troverete ad attraversare dei rigagnoli d’acqua provenienti dalla vostra sinistra (Monte Zampa) che finiranno a fondovalle scendendo spontaneamente nel precipizio. Procedendo ancora si arriva alle ormai famosissime cascate a goccia, denominate “Pisciarelle”, che sono un fenomeno dovuto alla particolare morfologia di quel versante del Monte Zampa in cui abbonda l’acqua che si disperde a valle in un modo del tutto singolare.

Queste curiose cascate risulteranno particolarmente gradite
nei mesi piu’ caldi dell’anno, non stupitevi se qualcuno ne approfiterà per farsi una doccia rinfrescante, non a caso il getto assomiglia molto a quello di una normale doccia di casa. Le Pisciarelle fanno da cornice a 2 targhe funebri dedicate a Lorenzo Vili e Giuseppe Cennerilli periti in quei luoghi in anni differenti.

Siamo di fronte all’ingresso della gola. Il tunnel artificiale posizionato di fianco l’ingresso alla Gola dell’Infernaccio Non sfuggirà a nessuno l’ingresso di un tunnel artificiale (chiuso a chiave attraverso un’inferriata) alla destra del torrente e del sentiero che entrano nella gola. L’opera agevola senz’altro il passaggio di strumenti, veicoli, mezzi e bestiame ma rovina parte della bellezza del luogo.

Comincia dunque il sentiero che si inerpica tra rocce e vegetazione di vario tipo scavalcando il torrente dapprima attraverso un ponticello in legno e poi con saliscendi che potrebbero scoraggiare qualche escursionista alle prime armi. Non preoccupatevi, è tutta apparenza, il percorso andrà via-via addolcendosi in comode stradine e sentieri molto piu’ lineari e rassicuranti. Superata questa prima parte di camminata obbligatoria per tutti si entra in un bosco (una Faggeta) con fedele compagno di viaggio il torrente vigoroso
e rumorose sulla sinistra.

Dopo poche centinaia di metri siamo di fronte ad un bivio (sarà il primo, ma ce ne sono altri tutti più o meno simili) attraverso il quale decidere la destinazione. Andando a destra si sale e si arriva all’Eremo di San Leonardo, andando dritti si va verso Capotenna (sorgente del fiume Tenna). Entrambe le mete sono facilmente raggiungibili tuttavia il percorso più breve è quello che sale verso l’Eremo ed è meta di svariate migliaia di turisti di tutte le età.

Il sentiero conclude all’Eremo di San Leonardo e non è possibile proseguire per le Cascate a causa dello stesso non soggetto a manutenzione e/o segnalazione.

Scarica il Percorso in .Pdf:

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Rubbiano di Montefortino (FM)
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