Descrizione
Le informazioni storiche che si riescono a reperire sul Comune di Montemonaco non sono tante ma sufficienti per ricostruire l’evoluzione lungo i secoli. Montemonaco (il monte del monaco) deve l’origine del suo nome ad un monaco benedettino che, su questa altura, si rifugiò alla fine dell’VIII° sec. Si suppone che le incursioni dei saraceni e le conseguenti distruzioni di molti centri abitati spinsero le popolazioni a dirigersi verso zone interne considerate più sicure.
Tra il IX° ed il X° sec. i monaci Benedettini eressero una fortificazione e, sotto la loro guida spirituale e morale, si crearono intorno i primi nuclei famigliari. Agli abitanti vennero date in affido le terre possedute dai religiosi con lo scopo di coltivarle per provvedere ai fabbisogni propri e della collettività che si stava formando. La figura del Monaco Rettore divenne fondamentale poiché era colui che aveva il compito di mantenere la pace nella comunità cercando di risolvere ogni questione privata. I suoi insegnamenti divennero talmente importanti che furono codificati come norme di comportamento.
Fin dal X° sec. fu annesso alla Diocesi di Fermo ed al Presidiato Farfense con sede a Santa Vittoria in Matenano. Per un breve periodo di tempo, Montemonaco, fu incluso nel territorio della Prefettura di Norcia e solo alla fine del XIII° sec. gli abitanti dei piccoli insediamenti sottostanti decisero di unirsi in libero comune e scelsero questo come capoluogo poiché la sua posizione dominante era più semplice da difendere.
Gli obiettivi del libero comune erano quelli di garantire i diritti fondamentali agli abitanti per mezzo dello statuto comunale. Questo si fondava sull’uguaglianza tributaria tramite il catasto e si proponeva di estendere il proprio dominio sul contado costringendo le comunità rurali ed i feudatari delle campagne a sottomettersi. All’inizio le resistenze all’espansione del Comune, furono notevolmente accese ed armate ma, con il tempo, dovettero cedere alla voglia di libertà della popolazione di Montemonaco. Gli abitanti decisero quindi di costruire le mura castellane (vedi Montemonaco) intervallandole ad ampi e robusti torrioni con lo scopo di proteggere il borgo da eventuali saccheggi, invasioni o attacchi nemici. Le mura resero Montemonaco indipendente e sicuro, tanto che vennero respinti gli attacchi di Francesco Sforza (primo duca della dinastia degli Sforza), Niccolò Piccinino (condottiero italiano al servizio di Braccio da Montone che cominciò la sua ascesa combattendo soprattutto nel Lazio, nelle Marche e in Umbria) e dei vicini comuni di Arquata del Tronto, Montefortino, Montegallo, Amandola e Norcia che, invano, tentarono di sottomettere il borgo.
Il comune, secondo lo Statuto Municipale di Montemonaco del 1547, era suddiviso in quattro quartieri: San Biagio, San Giorgio, San Lorenzo, Santa Maria. Ognuno di questi era presieduto da un Capitano e retto da due consigli: il Consiglio delle Credenze e il Consiglio Generale. Il primo aveva il compito di preparare insieme ai Priori gli ordinamenti che dovevano essere approvati dal Consiglio Generale, formato da cittadini eletti dai Quartieri. Il Consiglio Generale governava esercitando il potere amministrativo per mezzo dei Priori e il potere giudiziario per mezzo del Podestà (il quale veniva scelto tra i dottori in legge).
La fase più florida del libero comune iniziò a spegnersi dopo la metà del XVI° sec. quando Montemonaco fu investito da una crisi politica ed economica. Perse la sua importanza strategica che fin dal Medioevo l’aveva qualificato come particolare snodo viario al centro degli intensi traffici lungo la viabilità nord/sud del versante adriatico della penisola. Nel 1586 Montemonaco venne aggregato da Papa Sisto V alla Diocesi da lui fondata di Montalto Marche e nel 1592 Clemente VIII ne controllò sia la gestione finanziaria che quella politica, avendo istituito la Congregazione delle comunità del Buon Governo con lo scopo di accertare ed approvare i bilanci preventivi delle comunità dello Stato Pontificio. Nel 1860 Montemonaco venne annesso al Regno di Vittorio Emanuele II.
Intorno all’anno 1865 iniziò la costruzione della strada provinciale Sub-Appenninica dei Sibillini lunga 41 km che collegava Arquata del Tronto ad Amandola attraversando Montemonaco, Montefortino e Montegallo. I lavori si bloccarono però nella frazione di Pignotti e per quasi 100 anni, per raggiungere Montegallo (circa 5 km in linea d’aria) si dovette percorrere un tragitto di 80 km. In questo lungo periodo di tempo, molti personaggi promisero di completare il tratto di strada ma senza nessun risultato; solamente nel 1963 si riuscì a completarla ed inaugurarla. Nel 1973 venne poi allargata ed asfaltata.
L’evoluzione demografica di Montemonaco ha visto negli anni un forte decremento a causa dell’emigrazione verso le grandi città o paesi stranieri. Di seguito riportiamo il numero di abitanti registrato nei censimenti dal 1861:
Anno 1861 – 1.497 abitanti
Anno 1871 – 1.667 abitanti
Anno 1881 – 1.692 abitanti
Anno 1901 – 2.010 abitanti
Anno 1911 – 1.864 abitanti
Anno 1921 – 1.886 abitanti
Anno 1931 – 1.851 abitanti
Anno 1936 – 1.843 abitanti
Anno 1951 – 1.771 abitanti
Anno 1961 – 1.489 abitanti
Anno 1971 – 1.007 abitanti
Anno 1981 – 905 abitanti
Anno 1991 – 753 abitanti
Anno 2001 – 684 abitanti
Gli attuali abitanti del Comune di Montemonaco sono poco più di 600 e continuano a vivere, oltre che di turismo, anche seguendo le antiche tradizioni che, nei secoli, hanno rappresentato le principali fonti di sostentamento come l’allevamento del bestiame, l’agricoltura ed il taglio dei boschi.